Territorio propriamente, ripetutamente

TERRITORIO PROPRIAMENTE RIPETUTAMENTE

Un eccitato vibrare di lingue: talè ,  si parla di territorio. Se lo rigirano in bocca, l’assaporano con occhi di libidine, affaristi e politici, economisti delle filiere corte e ambientalisti, architetti e polizie, commercianti e disgraziati dai pii intenti ed anche quelli con intenti molto meno pii.

Un moltiplicarsi di riunioni, convegni, assemblee: “Sviluppo del territorio”, “economia del territorio”, “rilancio del territorio”, “controllo del territorio”, “difesa del territorio”. Crassa ignoranza si mischia a beffarda perfidia ed il risultato è il territorio risorsa, insomma, l’osso da spolpare.   Sfruttamento, sempre e comunque, più o meno equilibrato, ma sempre sfruttamento in vista di un profitto. È bene ricordarlo, quando le ciurme del dominio, inviate alla raccolta di consenso, cominciano a parlare di “valorizzazione del territorio” intendono sempre la sua messa in valore, ossia la possibilità di metterlo a profitto.

Sottratto agli abitanti, il territorio diviene strategia dei gruppi di affaristi che si muovono tra il cemento, la rendita fondiaria e il monopolio dei beni essenziali come acqua e cibo. Il territorio-merce è il loro territorio e come i grandi supermercati di merci se lo fanno controllare da “vigilantes” dalle molteplici uniformi. Di questo territorio, che crea insofferenza, dolore, voglia di fuga, occorre liberarsi. Occorre che insofferenza, dolore, voglia di fuga, che significano ancora vivere nel sensibile, spingano alla critica pratica di questo territorio, per ricostruirlo in modo congeniale.

Ricostruire territorio vuol dire ripensare la sua essenza di tessuto relazionale situato. Noi siamo qui. “Il territorio siamo noi”. Essere territorio significa vivere pienamente le sue relazioni, sottrarle alle discipline del profitto, impedirne la trasformazione in merce, costruire nuove reciprocità, averne cura, reimparare a vivere in comunità solidali, così come a farsi il pane, a garantirsi spazi di convivialità, conoscere il verso dei luoghi urbani e delle campagne. In una parola ad abitare. Ricondurre il territorio alla sua essenza di libera relazione tra comunità abitanti è SALVARLO/ SALVARCI. E che terra e cielo non siano più piegati al profitto.